Sindaci di sinistra e morti di destra

Sergio Ramelli sarà forse anche stato una testa di cazzo fascista, e i tempi erano feroci per tutti, ma era pure un ragazzo di appena diciotto anni (e quanto si può essere teste di cazzo a diciott’anni? Chi è senza peccato primus lapidem mittat…). La sua unica colpa erano le sue idee di merda. In dieci contro uno, con un agguato che ricorda in maniera impressionante le spedizioni omicide delle squadracce fasciste, gli hanno spaccato il cranio a colpi di chiave inglese. Mi pare impossibile non sentire un istintivo moto di pietà e vicinanza umana per questo poveraccio, morto dopo quarantotto giorni (non quarantotto minuti, che sarebbero già un’infinità) di agonia. Il che non significa, come ha scritto qualche compagno evidentemente incapace di misurare le cazzate che spara, “sdoganare quelli che hanno voluto le stragi”. Né mi pare di “meritarmi i fasci sotto casa”, come mi ha detto qualche altro compagno affetto da celodurismo da tastiera.
Da antifascista, penso che Pisapia abbia fatto bene.

Altro discorso per le canaglie fasciste che usano strumentalmente Ramelli per cercare di guadagnare visibilità e terreno politico: con loro nessun compromesso.

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