Pensavo al crocifisso nei luoghi pubblici, per esempio nelle scuole statali, e a quanto sia faticoso e quasi sempre infruttuoso cercare ogni volta di spiegare che la mia contrarietà non si basa su alcun odio antireligioso o anticattolico, che non sono un simpatizzante dell’UAAR (l’Unione Atei Agnostici Razionalisti), che anzi spesso le loro posizioni rozzamente e istericamente anticlericali mi infastidiscono e mi irritano, e infine che non è il crocifisso in sé a costituire un problema… Insomma, che no, non ce l’ho con il crocifisso in sé, né tanto meno col Cristo, ma con l’uso del Cristo crocifisso.
Di solito qui mi fermo, perché chi non capisce come si possa semplicemente desiderare che i piani restino separati, almeno nella scuola pubblica (in quelle private religiose possono crocifiggere quanti Cristi desiderano, se la cosa procura loro piacere), di solito non è in grado di capire il mio ragionamento, che peraltro mi sembra piuttosto lineare: in determinate sfere della vita collettiva, semplicemente, la religione non c’entra. Non nel senso che ne è bandita, ma nel senso che non ha alcuna attinenza con quel contesto.
Ecco, pensando per l’ennesima volta a queste cose mi sono reso conto – e ne sono convinto al cento per cento – che, se fossi un cristiano devoto, la mia contrarietà alla presenza del crocifisso nei luoghi pubblici cambierebbe.
Anzi cambierebbe radicalmente: ma nel senso che sarei ancora e infinitamente più ostile alla presenza del crocifisso nei luoghi pubblici.
Mi spiego meglio: se io fossi un cattolico praticante e convinto, l’uso strumentale del crocifisso nelle scuole e in ogni altro luogo che sia statale e dunque – per definizione e per essenza – laico, non religioso e aconfessionale, apparirebbe certamente ai miei occhi come un atto di blasfemia. Una bestemmia.
Questo, d’altronde, è ciò che già ora mi appare – e si tratta di un’impressione talmente vivida e forte da spingermi a dire che no, non può essere solo una mia fola –, dal mio punto di vista di agnostico inappagato, di anticlericale dissenziente (rispetto all’anticlericalismo di grana grossa che circola oggi), di ex cattolico da sempre appassionato di teologia: nella questione del crocifisso nei luoghi pubblici, i cattolici usano il crocifisso esattamente come i cani usano il proprio piscio.
Lo usano per marcare il territorio.
Io che da laico e agnostico rispetto il crocifisso e provo pietà e comprensione per ciò che rappresenta, da cattolico cosa proverei nel vedere questo crocifisso usato in modo blasfemo come piscio di cane in una indifendibile battaglia di retroguardia? Certamente proverei ira e indignazione. E allora forse sì che farei di tutto per tirarlo via da quei muri su cui i degni eredi dei torturatori di Cristo si ostinano a volerlo appeso.
Concordo in pieno: le argomentazioni sono articolate e motivate, coerenti e prive di ogni pregiudizio. Grazie per quest’intervento raro in un’Italia che talvolta sembra ancora ferma al Concilio di Trento.