Nella valle nereggiano le notti
velieri il cosmo non è che uno spolvero
di luci fari di macchine perse
sui muri di vecchie case deserte
lampioni tane di gatti tignosi
reti sfondate ragnatele ruggine
teglie di pasta avanzata e roveti
e venti e scie di comete nel buio
ogni cosa tace e dorme o è morta
gli alberi i vivi i sepolti i fienili
gli orti i canneti soprattutto i vivi
nei letti dentro stanze congelate
(in inverno il gasolio è troppo caro)
con gli occhi chiusi le teste adagiate
le unghie macchiate le mani incolori
le federe il respiro delle schiene
e i mondi sognati in segreto
Ora la notte è davvero immensa
quasi infinita
il giorno uno scialbo ricordo
l’alba un nome alieno
Ut fruges brevissimae in valle reducta
silentio consumuntur anni ac aetatem
praeteritam aetas devorat insequens
Su un cippo di ardesia si allarga
non vista una farfalla di licheni.