Guardando vecchie foto ripenso agli anni della mia tarda infanzia e della mia prima adolescenza, quell’arco di tempo compreso tra la metà degli anni Ottanta e i primi anni Novanta. Quanto male vestivamo, che razza di pantaloni orribili, di scarpe orribili, di magliocini orribili ci infilavamo – o lasciavamo che madri prive di senso estetico ci infilassero, la mattina, prima di andare a scuola… E i tagli di capelli, una cosa che grida vendetta al cielo, così malsani che è difficile non vedervi gravi forme di disagio mentale…
Qualcuno si salvava, qualcuno baciato da una grazia innata o dalla fortuna di avere una madre troppo distratta per seguire i dettami della moda sulla bibbia popolare del postalmarket se la cavava. Ma erano pochi, i graziati e i graziosi, facevano razza a parte e parevano o erano irraggiungibili.
Sembra impossibile, a ripensarci ora, che ci potessimo innamorare di ragazze nascoste sotto quelle spaventose colate di capelli, inguainate in quei jeans allucinanti, o che le ragazze potessero innamorarsi di noi malgrado la tragedia dei nostri capelli a spazzola e le inverosimili felpe marroncine con decorazione di castori canadesi. Eppure a volte succedeva anche questo, nonostante tutto.