Dario Voltolini nel suo splendido racconto "Foravìa", parlando di studenti liceali, fa una considerazione acutissima:
«Dopo cinque anni di permanenza nella stessa classe i ragazzi sempre si specificano l'uno in rapporto all'altro, come trovando ciascuno un proprio stile, una propria caratteristica individuale, prima che la fine delle superiori smazzi di nuovo le carte e riveli come ciò fosse solo un preludio a quelle personalità precise ancora da conquistare ciascuno per sé».
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E' fuori luogo questa considerazione ma, è lo stesso Voltolini che ne "Lo Sbrego" telefonava a Moresco con tutte quelle voci inventate per convincerlo a scrivere?Capita di incontrarsi dopo molti anni e queste rimpatriate sono tristissime in genere, spesso le personalità abbozzate non evolvono affatto si cristallizzano in un'improbabile adolescenza protratta, se non fosse per i cambiamenti esterni sembrerebbe di essere drammaticamente tornati indietro.
Susa se ti rispondo in ritardo: sì, certo, è quel Dario, che oltre a importunare telefonicamente l'Antonio provocando la nascita di nuovi libri tende a sabotare le riunioni del Primo amore sparando battute a raffica (-:Io ho rivisto i miei ex compagni di liceo l'anno scorsoper la prima volta dalla maturità e devo dire che, nonostante i miei timori, non è stato così deprimente… forse perché in molti si era conservato quel barlume d'affetto sincero che avevamo ai vecchi tempi. Comunque devo dire che nel mio caso il bilancio è stato positivo.
Che meraviglia, Il Voltolini che telefonava nello Sbrego. Lo ricordo bene, come i ricordi (minori) inspiegabili,come un lembo di vestito del millenovecentonovantatré.